Burgos, il borgo incantato del Goceano
Burgos sorge a 600 metri d’altezza, al centro del territorio storico del Goceano.
Il borgo, popolato da meno di mille abitanti, si sviluppa in forte pendenza sulle pendici rocciose. Si distinguono due parti: una recente e una tipicamente medievale arroccata nelle immediate vicinanze della fortezza con strette viuzze e case con tetto a doppio spiovente.
Tra le tradizioni spiccano i dolci preparati per i fuochi di sant’Antonio abate a metà gennaio: tiliccas, cozzulas e copulettas. Attorno all’abitato di Burgos si può ammirare un paesaggio incantato, cui contribuiscono il bosco Badde Salighes e la foresta Burgos (in parte nel territorio di Bono). Un’area popolata da asinelli, sia sardi che bianchi dell’Asinara, e da cavalli di razza anglo-araba-sarda. Vi si trova anche il pony sardo, detto Giarab, un incrocio tra cavalline della Giara e stalloni arabi.

La foresta è punto di partenza per suggestivi itinerari. Uno giunge, al termine di un viale alberato, alla chiesa neomedioevale di san Salvatore. La facciata è in conci a filari bicromi, come nella tradizione romanica sarda, e decorata di archi gotici, portale e rosone. Altri sentieri portano a scoprire il patrimonio archeologico di un territorio popolato sin dal Neolitico, come testimoniano le domus de Janas di s’Unighedda.

Dentro la foresta si erge maestosa sa Reggia, ossia il nuraghe Costa, la più importante eredità dell’età del Bronzo. Essa comprende un nuraghe, formato da mastio (con diametro di 14 metri) e bastione a quattro torri, un villaggio e un possente antemurale alto tre metri. Una struttura difensiva che conserva un ‘cammino di ronda’ percorribile per circa 70 metri.
A proposito di regge, il monumento-simbolo di Burgos è la fortezza ai piedi della quale è sorto, il castello del Goceano (o di Burgos). Per sorvegliare i confini del giudicato di Torres, il giudice Gonario I de Lacon-Gunale lo costruì nel 1134 su una rupe granitica (alta 650 metri), isolata, inaccessibile a nord e a est e di difficile accesso dalle altre parti.

Al centro della corte si può vedere una massiccia torre quadrata, alta 15 metri, costruita da mattoni all’esterno e rivestita di lastre di granito all’interno. Oltre a questa è visibile, in ottimo stato, una grande cisterna di raccolta delle acque. La visita è resa ancor più affascinante dall’alone di storia e leggenda che aleggia sul castello per via del fantasma di Adelasia, sorella di Barisone III di Torres, morta qui nel 1259. Il decesso maturò dopo una lunga prigionia volontaria, seguita alla cattura del marito, Enzo di Hohenstaufen, figlio dell’imperatore Federico II e re di Sardegna.
Successivamente, a fine XIII secolo, il castello passò prima a Genova, poi alla famiglia Doria. A metà XIV secolo fu acquisito dai giudici d’Arborea. Infine, passò agli aragonesi, i quali lasciarono la fortezza in balia degli eventi. Nel 1516 il castello è definito ancora in buono stato, poi il declino.
Al centro del paese, in una casa padronale di fine XIX secolo, è ospitato il museo dei castelli di Sardegna, dove è possibile documentarsi sui circa cento castelli isolani e sulle torri costiere, tra mostre, carte tematiche e sala multimediale.
Testi: sardegnaturismo.it
Foto: web