Comunità digitali, l’esempio virtuoso di “Un’isola in volo”

I due principali quotidiani sardi, nei 429 giorni trascorsi dal momento della nostra nascita, non hanno trovato una sola riga di spazio nei loro fogli da dedicare alla nostra comunità. Un movimento libero e spontaneo che ha raccolto il 5% della popolazione sarda attorno ad un progetto di sviluppo, non ha trovato posto nemmeno nelle cronache locali o nelle rubriche dedicate alle curiosità. Viceversa, vi hanno trovato ampio e puntuale spazio notizie riguardanti amenità di varia natura.

Vero è che a volte “il silenzio parla più di mille parole” e vedendo la cosa da questo lato, potremmo dunque ritenerci soddisfatti. In fondo cosa potrebbero dire in più del niente, su una cosa che non riescono a comprendere? O che bollano come ridicolaggine, prima ancora di conoscerla e approfondirla? Risulta difficile immaginare che entità obsolete, come quelle che rappresentano, possano aggiungere alcunché di buono ad un dibattito pubblico incentrato sulla modernità e sul cambio dei paradigmi dominanti.

E tuttavia, se da una parte la situazione non deve preoccuparci, dall’altra ci deve investire della responsabilità di farci noi stessi “portavoce” del progetto che vogliamo realizzare. Siamo il “nuovo che avanza” e solo noi possiamo spiegare perché vogliamo una “compagnia aerea dei sardi” e non una compagnia aerea sarda. O anche, innescare quel passaparola che è molto più efficace di qualunque quotidiano. Perché solo noi, appunto, portiamo sulla spalle il peso vero dell’insularità e dell’isolamento, quello fatto di occasioni perdute, arretratezza nei servizi, mancanza di assistenza da parte dello stato e di insussistenza di qualsiasi apparato regionale.

“Perchè solo noi, appunto, portiamo sulla spalle il peso vero dell’insularità e dell’isolamento, quello fatto di occasioni perdute, arretratezza nei servizi, mancanza di assistenza da parte dello stato e di insussistenza di qualsiasi apparato regionale.”

Siamo una comunità digitale nata volutamente su facebook per dimostrare che il “male” non è mai lo strumento. Lo può essere, semmai, il suo cattivo utilizzo. È questo che produce effetti “malevoli” e non lo strumento in sé. Lo stesso telefonino può offrire una straordinaria opportunità di salvezza a chi rimane disperso e senza benzina in qualche angolo del pianeta, ma viceversa può rendersi portatore di atroci sofferenze se in mano ad uno stalker.

Nel nostro caso, lo strumento Facebook ci ha permesso di fare rete, incontrarci, conoscerci, aggregarci attorno a quello che è nato come un sogno. Un sogno che grazie alla comunità  che se ne è cibata, è diventato un’impresa che si è fatta poi carico, attraverso i suoi soci volontari, di trasformarlo in un progetto. È così che è potuto nascere “Un’isola in volo” fra persone che non si erano mai viste prima. E ognuno di noi deve portare con sé l’orgoglio di averne fatto parte e di essere stato un pezzetto del tutto.

Ciascuno di noi si è reso protagonista di questa rivoluzione silenziosa. Da chi ha aderito con entusiasmo alla nascita della cooperativa, a chi l’ha sostenuta con una donazione. Da chi ha messo a disposizione le proprie competenze, fino a quelli che solo in apparenza non hanno fatto nulla, ma che in realtà hanno fornito sostegno morale all’iniziativa trasformandosi in megafono della stessa.

Siamo una grande comunità, ma non certo perché siamo ottantamila, piuttosto invece perché pensiamo in grande. Perché vediamo l’immensità del mare, ma sappiamo valutare che è fatto da miliardi di piccole gocce. Perché nelle enormi distese bianco dorate delle nostre spiagge, riusciamo a cogliere che anch’esse sono fatte di singoli granelli. Che prima s’accoppiano, poi si raggruppano, infine si ammucchiano e si distendono per occupare il litorale.

Siamo anche portatori di un modo di porsi dinnanzi ai problemi che è grande. Non attesa della manna dal cielo, non piagnistei e lagne, non critiche su chi fa senza lasciar fare, no, niente di tutto questo. Siamo sardi, consapevoli e tenaci. Ci uniamo, ci rimbocchiamo le maniche e risolviamo il problema. E se ti riconosci in tutto questo, sei sicuramente dei nostri.

Tutti insieme si può

 

Antonello Bombagi © tutti i diritti riservati

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