Questione di etica

Nell’ultimo mese sono stato impegnato nella ricerca di un partner bancario per la neonata cooperativa. Ma non uno qualsiasi, volevo il migliore possibile. Quello che avrebbe potuto affiancarci e camminare in silenzio per la sua strada, ma su un percorso parallelo al nostro. Che ne avrebbe potuto permettere il cammino senza interferire. E che sarebbe stato felice di assecondare la nostra idea di sviluppo sostenibile fornendo sostegno qualora lo sforzo da compiere fosse diventato grande, ma necessario e funzionale ad una crescita equilibrata.

Come tanti hanno capito, la sfida che vogliamo vincere non è tanto quella di riuscire a fondare una nuova compagnia aerea, quanto invece riuscire a costruirla in modo completamente diverso e nuovo rispetto al passato. Perché solo a queste condizioni avremo buone chance di realizzare la missione che abbiamo adottato. Affrancare il popolo sardo dall’isolamento geografico; che poi diventa culturale e quindi economico.

E per riuscire in questo abbiamo bisogno di affrontare molti temi in modo diverso rispetto all’usuale. Ad esempio, fondare l’azienda sul valore delle persone, dell’impegno comune, dell’umiltà, e della trasparenza. Fin dal primo giorno insomma abbiamo scelto di dare una forte connotazione etica al lavoro che svolgiamo e alle nostre azioni. Con particolare riguardo e attenzione verso i vertici e la futura dirigenza aziendale. E quindi a partire da me, che sono stato chiamato a condurre questa meravigliosa esperienza, ma che pretenderà altrettanto da ogni singolo componente della compagnia, presente e futuro.

Senza etica non ce la si può fare e non ce la potremmo fare nemmeno noi. Non si può costruire un edificio con mattoni che si sbriciolano o con cemento troppo magro. Senza i giusti valori, senza persone sane nei princìpi, che rappresentano i mattoni di un’azienda, la costruzione non reggerebbe e tenderebbe a crollare sotto il suo stesso peso. E se infine non sapremo restituire al lavoro tutta la sua valenza sociale, potremo già dire in partenza di aver fallito. Perché é proprio nel lavoro che si trova la dignità dell’uomo, ed è attraverso di esso che si ha la crescita delle famiglie e lo sviluppo della comunità.

Per portare avanti il nostro sogno e la nostra missione etica e sociale, non potevamo quindi accostarci ad una banca tradizionale. Non colei che è la prima fra quelli che hanno in dispregio quanto noi vorremmo invece perseguire. Nè potevamo collaborare con banche che avrebbero impiegato i nostri soldi per aride speculazioni finanziarie. O per favorire il traffico d’armi, o per alimentare il settore delle scommesse e del gioco, o forse per alimentare canali commerciali che si basano sullo sfruttamento minorile. Avevamo invece bisogno di una banca che si affiancasse ad una impresa etica come la nostra con un proprio progetto di finanza anch’essa etica.

Perché sarà lei a custodire i nostri soldi, il frutto del lavoro di tante persone riunite. Dei soci, dei finanziatori, e di chi ci supporta con semplici donazioni. E dovrà farlo in modo sicuro e trasparente, svolgendo il proprio mestiere con onestà di intenti per il bene della comunità. Inguaribili sognatori? Ma no, abbiamo scoperto che una banca così esiste e allora l’abbiamo cercata fino a trovarla.

Si chiama Banca Etica e non potevamo augurarci di fare incontro migliore. Una cooperativa nata sulla spinta di un pugno di svitati come noi che ci hanno creduto fino a trasformare il loro sogno in una banca vera. Ci tengo molto a ringraziare tutte le persone che ci lavorano. Da quelle che l’hanno fondata tanti anni fa, al direttore della filiale di Sassari Carlo Usai, col quale abbiamo stabilito un feeling fondato sulla stima reciproca e a cui mando un saluto particolare.

D’ora in avanti voleremo insieme. Buon volo a tutti

Antonello Bombagi – 22 luglio 2020

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