Sardegna, le radici della storia secondo Mario Tozzi (Video)
Soddisfazione per Mario Tozzi ed Enzo Favata, al termine del mini tour che li ha portati in giro per l’isola a narrare con parole e musica l’antica storia della Sardegna, accarezzando un’ipotesi suggestiva: che l’isola dei nuraghi potesse essere l’Atlantide raccontata da Platone.

La scelta delle location, le melodie di Enzo Favata evocative e in sintonia con le più antiche tradizioni sarde, hanno aggiunto alla parole di un divulgatore appassionato come Mario Tozzi, un fascino decisamente speciale. Ozieri, Cala Gonone, Carbonia, Oliena, Argentiera, Seulo, queste le tappe messe in programma dall’inedito duo, per costruire una rete di parole e musica con la quale hanno intrappolato migliaia di persone, incuriosite da quell’interrogativo.
E se la Sardegna fosse la vera Atlantide?
Ma, veramente la terra dei nuraghi può essere stata la vera Atlantide? Mario Tozzi non ha fornito una risposta certa, nè poteva farlo. Ha però messo insieme una serie di riscontri oggettivi, lasciando agli spettatori il compito di darsela da sè. Ed effettivamente, se è vero che due coincidenze fanno un indizio e tre fanno una prova, considerata la quantità di riscontri raccolti, l’ipotesi, fantasiosa a prima vista, sembra prendere corpo e sostanza in modo sorprendente.
Il mistero di Atlantide
Per alcuni, Atlantide è solo un luogo inventato dall’antico filosofo greco Platone, come sfondo per due dei suoi dialoghi – il Timeo e il Crizia . Al loro interno, ne raccontò la storia e la descrisse come «un’isola grande più della Libya e dell’Asia»; terra, potente, civile e sacra a Poseidone, dove i suoi abitanti erano abili «costruttori di torri».

Per altri, invece, che gli hanno dato credito, è stato il punto di partenza per approfondire ulteriormente l’argomento con nuovi studi e ricerche. Come nel caso di Sergio Frau, giornalista de La Repubblica, che intuendo una qualche similitudine fra quella fantastica terra narrata dagli antichi e la Sardegna, si è appassionato all’argomento approfondendolo fino a trovare nuovi e straordinari riscontri.
Le similitudini con la Sardegna
Negli scritti dell’antico filosofo greco, Atlantide viene descritta come una terra ricoperta da una vegetazione rigogliosa. Un luogo con grande abbondanza d’acqua e un clima così mite e favorevole da permettere tre raccolti l’anno. Ma soprattutto, una località ricca di una gran quantità di minerali; in particolare argento. E a pensarci bene, la Sardegna antica, per quel che ci è dato conoscere, corrisponde in pieno a quest’elenco di caratteristiche.
Le prove che vengono dall’alto

Frau, che studia l’argomento fin dal 2002 – data di pubblicazione del suo saggio “Le colonne d’Ercole – Un’inchiesta” – ne ha portato ulteriore recente testimonianza con una mostra fotografica tenutasi nella sede della Società Geografica Italiana. Trecento foto di grandi autori raccontano la prima storia dell’Isola; da quando era un Paradiso, ricca di ogni ben di Dio (ossidiana, argento, 20 mila torri megalitiche, e un clima che permetteva appunto tre raccolti l’anno), fino al disastro del XII secolo a.C. che ne fece un inferno di malaria e abbandoni: una terribile ondata raschiò via centinaia di nuraghi del Campidano seppellendoli vivi.
S’unda manna
Con il drone di Ettore Tronci, si è documentato per la prima volta questa colossale «Pompei del mare». Si è infatti scoperto che la maggior parte dei nuraghi costruiti nelle piane del Campidano e del Sinis, ovvero a quote molto basse, sono stati sommersi dai fanghi e distrutti. Al contrario, quelli costruiti sulle giare, situati in zone più alte, sono rimasti intatti. Persino il grande e famoso complesso di Barumini è stato riportato alla luce soltanto dopo un lungo e laborioso scavo durato 14 anni. Un lavoro che ha permesso di liberarlo dai 12 metri di fango che lo ricoprivano. La causa di questa singolare anomalia verrebbe fatta risalire ad un enorme maremoto (“s’unda manna” – la grande onda) , così come ci viene narrato a riguardo della fine di Atlantide.
La fine della civiltà nuragica
In buona sostanza un mega-tsunami, avrebbe inondato le piane alluvionali del Campidano e del Sinis. Un evento terrificante che lasciando intatte le torri nuragiche costruite sulle giare, avrebbe portato alla distruzione dei nuraghi, dei porti, degli approdi sicuri e dunque anche di tutti quei secolari commerci che l’isola poteva vantare (guarda il video). In seguito a questa enorme catastrofe, la civiltà nuragica viene ferita a morte porgendo il fianco ai Fenici, che approfittando delle coste lasciate indifese conquistano la Sardegna. Asservendola poi ai faraoni, per sfruttarne le potenzialità metallurgiche, si pose fine, in questo modo, a quello splendente periodo.
Le colonne d’Ercole

In questa ricostruzione, c’è comunque qualcosa che non torna completamente. Ad esempio la collocazione geografica. Gli scritti più antichi, parlando di Atlantide, l’hanno sempre descritta posizionandola al di là delle colonne d’Ercole; situate nello stretto di Gibilterra. Alcuni studi più recenti però, fra cui quelli dello stesso Frau, smentirebbero in parte questa convinzione millenaria, ritenendo che inizialmente esse si siano potute trovare nello stretto di Messina.
Un’ipotesi fondata
Un’ipotesi, avvalorata dal fatto che lo stesso Platone, parlando del luogo in cui erano collocate le colonne, lo definiva come “pericoloso, con secche e fondali fangosi“. Proprio come quel tratto di mare tra Sicilia e Calabria, dimora nei racconti epici dei mostri Scilla e Cariddi, proprio perché considerato spaventoso. Per contro, le acque dello stretto di Gibilterra sono basse e limpide e tutt’altro che pericolose. Perché allora questa dissonanza? Secondo la ricostruzione, ciò sarebbe sostanzialmente causato dalle conquiste di Alessandro Magno che avendo allargato i confini dell’impero, aveva reso necessaria una revisione della geografia del mondo, per poter porre nuovamente Delfi al centro di tutto. Fino ad allora, però, esse erano situate nel Canale di Sicilia.
L’ultimo dubbio
Un ulteriore dubbio riguarda la collocazione cronologica. Platone, infatti, riferendosi alla scomparsa di Atlantide, racconta che fu sommersa 9000 anni prima dei suoi scritti e dunque circa 11000 anni or sono. In quel periodo, tuttavia, nessuna civiltà era presente nel Mediterraneo. Questo però potrebbe dipendere dal fatto che anticamente ci si riferiva spesso non agli anni ma ai mesi. Calcolando in questo modo, ci ritroveremmo a parlare di 1200 anni fa, cioè esattamente nel tempo in cui la Sardegna vede il passaggio dall’età del bronzo a quella del ferro. Momento in cui, tra le altre cose, si registrano degli ingentissimi eventi sismici.

Ma il mistero rimane…
Tirando le somme, si potrebbe dire che i tanti dubbi siano stati fugati, tuttavia permane l’ultima domanda di fondo riguardo le molte teorie che cercano di dare una spiegazione. E se Platone avesse semplicemente narrato di una terra che in realtà non è mai esistita, per farne solo una metafora ? Magari con l’unico scopo di spiegare meglio il proprio pensiero politico?
Tutto può essere, ma probabilmente nessuno di noi è davvero in grado di dare una risposta che possa essere incontrovertibile.
Antonello Bombagi ©
Enzo Favata & Mario Tozzi